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Niente come una musica o un profumo è capace di suscitare il ricordo. Si insinua nel cuore e nell'anima una vibrazione prima indistinta, che poi ci sorprende con la dolcezza della nostalgia. La forza evocativa del ricordo si fonde qui con il profumo delle rose ("una stanza affollata di rose"), e tale forza è alimentata in un unico tripudio di colore e di fragranza ("io non ho appigli se non il profumo/ delle rose, del canto"). Si stempera così la malinconia dell'addio, l'assenza immensa di chi non tornerà, così come la perduta giovinezza, profumo della vita, sensazione di infinito. È ancora il profumo ("effluvi di ginestra") che accompagna il canto e rende inutili le parole, evocando quell'atmosfera sospesa e incantata tipica dei versi dannunziani.